Eredità culturale

In un curriculum vitae redatto da Marisa Volpi negli anni Settanta, conservato nell’archivio del personale docente della Sapienza Università di Roma, la studiosa illustra il suo percorso:
in principio, per la tesi di specializzazione, si dedica allo studio della pittura decorativa napoletana del XVIII secolo, Giaquinto e i pittori pre-goyeschi italiani in Spagna, un tema subito affiancato dalla pittura contemporanea: Ben Shahn, l’Espressionismo astratto statunitense, l’Informale europeo;
l’interesse per le premesse storiche e le fonti del linguaggio contemporaneo la porta ad approfondire l’Espressionismo tedesco e austriaco, il Blaue Reiter , Kandinsky, le avanguardie russe.
A queste ricerche storiche si intreccia l’intensa attività critica e la curatela di mostre e prende forma il dialogo fra competenza nella tradizione,  selezione del contemporaneo, immaginazione del futuro, che Marisa Volpi coltiva frequentando artisti, direttori di musei, galleristi, critici e intervenendo con originalità nel dibattito critico.
Alla fine degli anni Settanta,  con la ripresa della scrittura narrativa e l’avvio dell’attività di scrittrice, dedica le sue ricerche ai protagonisti dell’arte fra Ottocento e primo Novecento: Romantici, Impressionisti, Simbolisti, Tedeschi-Romani, Preraffaelliti, Divisionisti diventano oggetto dei suoi corsi universitari, di racconti,  di saggi per mostre.
Tutti questi temi sono indissolubilmente collegati all’insegnamento, prima negli Istituti d’arte, poi all’Università di Cagliari, quindi al Magistero di Roma e infine – fino al pensionamento – alla Sapienza, Facoltà di Lettere e Filosofia.

In questa sezione, Eredità culturale, sono raccolte informazioni sul suo insegnamento testimonianze  di allieve e allievi,  e si presentano alcuni dei Temi di ricerca che le sue lezioni, i suoi scritti, la sua attività hanno aperto e indirizzato.