Notizie dallo Studio 13 maggio 2017

 

L’ultimo appuntamento delle Giornate per Marisa Volpi si è tenuto il 13 maggio 2017. Ecco gli abstract degli interventi, illustrati da alcune immagini pubblicate su Twitter e su altri social network in tempo reale con l’etichetta/hashtag #DisplayMarisa.

 

bordini

“È noto come nella scrittura di Marisa Volpi convergano codici visivi e verbali, resi intercambiabili da quella che lei stessa definisce passione per la parola. Un’attitudine critica e narrativa che si ritrova sia nei saggi di storia dell’arte e di critica sia nei racconti e che testimonia un lavoro di grande intensità e sensibilità”: Silvia Bordini, nel suo intervento L’immagine e la parola. Presenze negli scritti di Marisa Volpi, analizza uno dei rari momenti in cui Marisa Volpi si è soffermata ad analizzare le modalità della dialettica tra immagine e parola, offerto da Il Monet di Proust, pubblicato negli Studi di Storia dell’arte in onore di Mina Gregori, 1994 e presente nel volume L’occhio senza tempo (Lithos, Roma 2008).


Ceccotti Boecklinjpg

“Quando avevo vent’anni lessi in biblioteca un articolo nella rivista ‘Paragone’ su Ben Shahn, un pittore che allora m’interessava molto ( in seguito molto meno): l’articolo era firmato da Carla Lonzi e Marisa Volpi. Questo ultimo nome lo udii in seguito sempre più frequentemente” rievoca l’artista Sergio Ceccotti nel suo intervento, che segue la parabola degli interessi della Volpi : “A partire da un certo periodo mi accorsi che il suo nome si legava sempre di più ai grandi nomi dell’Ottocento e non solo agli inevitabili impressionisti, ma anche a quelli delle correnti che grosso modo possiamo chiamare simboliste: la cosa si faceva dunque interessante…”.


Bettina

Nel suo intervento dal titolo Lezione di stile, Bettina Mirabile – allieva di Marisa Volpi nell’ateneo romano della Sapienza negli anni ‘90 – illustra il carattere di mentoring del magistero della docente. Del suo metodo, la relatrice sottolinea l’esercizio al riconoscimento delle immagini, condotto in modo non nozionistico, ma procedurale. Non era tanto la risposta esatta che segnalava la preparazione, quanto il percorso intrapreso per arrivare alla soluzione, un percorso che poteva contemplare anche l’errore “intelligente”.


Rossi Pinelli

Orietta Rossi Pinelli ricostruisce, con fonti dirette e indirette, memorie e interviste, gli anni di insegnamento di Marisa Volpi nell’Istituto d’Arte per la Decorazione e l’Arredo della Chiesa, fondato dall’artista Enzo Rossi nel quartiere Tiburtino III. Fra il 1966 e il 1970, la Volpi, insieme a Maria Teresa Benedetti, Renato Livi, Giuseppe Uncini, contribuisce alla costruzione di una scuola basata su un’utopia di libertà e innovazione, ispirata ai principi del Concilio Vaticano II, organizzata in laboratori, in costante contatto con la città. Una scuola militante, in cui il metodo maieutico di Marisa Volpi ha lasciato tracce vivide nei ricordi di colleghi e allievi, molti dei quali sarebbero diventati artisti, come Nunzio.


Ursino

Mario Ursino analizza i libri La casa di via Tolmino e Le ore, i giorni, collegando queste letture alle memorie della frequentazione delle lezioni di Marisa Volpi presso la Scuola di Perfezionamento della Sapienza nei primi anni ’80 – dedicate all’arte americana – e ai momenti di collaborazione per le mostre alla Gnam di Roma.
Fra queste, De Chirico, i Tedeschi-Romani e poi , nel 2006, il prestito del dipinto di Degas, La famiglia Bellelli, in occasione del quale, nel catalogo curato dal relatore, è ripubblicato il racconto che Marisa Volpi aveva dedicato all’artista francese (Il cuore di Degas). A questo link il testo dell’intervento.


Bruno Toscano

Bruno Toscano, non potendo essere presente, invia un testo che viene letto da Caterina Volpi. Si tratta di “una lettera che avrei voluto scrivere nel 2003”, dopo la lettura del saggio di Marisa Volpi su “Longhi e l’arte contemporanea” nel catalogo della mostra di Ravenna di quell’anno. Toscano, rievocando la conoscenza di Marisa Volpi avvenuta nel 1958 nella villa “Il tasso” di Longhi e della Banti e gli anni in cui sono stati colleghi al Magistero di Roma, coglie l’evoluzione e le modulazioni del magistero di Longhi nelle scelte successive di Marisa Volpi. Non estraneo a questo retaggio è l’amore per la zona collinare su cui affaccia Spoleto, intesa non come panorama, ma come “paesaggio ravvicinato”, pronto per diventare “grande pittura”, e anche “critica accostante e alta letteratura”.


Di Capua

Marco Di Capua segnala due figure intellettuali collegate all’attitudine e al pensiero di Marisa Volpi. Sul versante poetico e filosofico Cristina Campo, col suo libro Gli imperdonabili, che rivela una passione per la perfezione e un’ascesi rispetto alle pratiche del mondo. Sul versante politico Indro Montanelli, che segna il distacco dalla sinistra e dalla “fenomenologia del creativo” diffusa negli anni ’80. In quegli anni, il lavoro di Marisa Volpi è vòlto al recupero del romanzesco e del romantico. La cultura come difesa e l’importanza dell’esperienza individuale sono sintetizzate dagli aggettivi del titolo del suo intervento, Marisa Volpi anarchica e conservatrice.


Sgarbi

Vittorio Sgarbi avvia il suo intervento leggendo alcune citazioni dai testi di Marisa Volpi, in cui l’autrice afferma che la scrittura prende “il tempo profondo” e le serve a “catturare la fisicità perduta” degli artisti studiati e amati. Entrambi i pensieri testimoniano il punto centrale della figura della Volpi, capace di uscire dal “labirinto della vita sterile” e – grazie all’invenzione della grande critica – di restituire la parte fisica, fragile, delicata, umorale, anche meschina, delle esistenze trascorse. Di contro a un tipo di critica anti-creativa, la scrittura della Volpi è in grado di far emergere la poesia dalla storia, rivolgendosi a zone raffinate dell’arte, ai pittori segnati da un “simbolismo umbratile”. Capace di “investigare le anime” attraverso i corpi riprodotti, facendo emergere il nesso fra la forma e la vita con uno stile proprio, Marisa Volpi meriterebbe che i suoi scritti letterari fossero raccolti in un volume de I Meridiani.