Notizie dallo Studio 12 maggio 2017

 

Il terzo appuntamento delle Giornate per Marisa Volpi si è tenuto il 12 maggio 2017. Ecco gli abstract degli interventi, illustrati da alcune immagini pubblicate su Twitter e su altri social network in tempo reale con l’etichetta/hashtag #DisplayMarisa.

 

Laureati Briganti Volpi

Laura Laureati, allieva e biografa di Giuliano Briganti (1918-1992), nel suo intervento ripercorre l’amicizia che ha legato lo studioso a Marisa Volpi, rintracciandone la matrice nella figura e nel magistero di Roberto Longhi. Un’amicizia iniziata “sotto il segno di Giaquinto” e caratterizzata da occasioni di collaborazione (la mostra sul ‘700 nel 1958), da alcune affinità di interessi (il tema dell’immaginario e delle permanenze dell’antico) e documentata da una serie di lettere del 1957 conservate nell’Archivio Briganti.

 


Dipaolo

Paolo Di Paolo, ricordando in avvio del suo intervento il lungo scambio intellettuale avuto da Marisa Volpi con Enzo Siciliano, propone un attraversamento delle pagine di Uomini centrato sulle descrizioni degli occhi dei personaggi e delle direzioni dei loro sguardi, per rispondere alla domanda proposta nel titolo: Che cos’è un ritratto?. Rinvenendo il “seme pungente dell’amore presente nella filologia”, Di Paolo accosta la pratica della frequentazione degli artisti contemporanei di Marisa – finalizzata al lavoro critico – con la scrittura dei racconti dedicati agli artisti antichi, che sembrano cercarla dal passato per essere raccontati con la “abbagliante verità della scrittura”.


Annelisa Alleva

Annelisa Alleva sceglie come titolo del suo intervento Amarsi in pace, ispirato a una frase tratta dal romanzo di Marisa Volpi, La casa di via Tolmino. Attraverso la lettura di alcune pagine del volume, la poetessa Alleva ricorda Marisa Volpi scrittrice – in grado di far emergere caratteri femminili profondi – e interlocutrice della scrittura poetica.


Savinio

Ruggero Savinio tratteggia la figura di Marisa Volpi – conosciuta grazie all’artista Marilù Eustachio – come “dominata dalla letteratura”, da cui captava analogie e riferimenti per accostare la pittura, ricordando ad esempio la citazione dello scrittore portoghese Eça de Queirós in un testo per i suoi dipinti. Pur nella capacità di conservare e nutrire insieme anime diverse, la letteratura era il territorio in cui Marisa Volpi trovava una momentanea coesistenza di pathos e ratio.


Trombadori

La penna prensile di Marisa Volpi è il titolo dell’intervento di Duccio Trombadori, che colloca la figura della Volpi – donna e intellettuale – in quella generazione “di mezzo” (era nata nel 1928), che ha vissuto le crisi e le transizioni dell’Italia del Novecento. Leggera ma non superficiale, originale ma senza atteggiamenti radicali, Marisa Volpi ha seguito costantemente la propria ricerca, attraversando in modo personale il femminismo e la politica e stando sempre vicina alle opere e agli artisti. La sua capacità di mantenere un’identità femminile e al contempo di incidere sul presente e il corpus delle sue opere critiche e letterarie la collocano in un pantheon ideale della cultura italiana del ‘900.


Covre

Iolanda Covre analizza il volume di Marisa Volpi, Kandinsky – Dall’Art Nouveau alla psicologia della forma, edito nel 1968 e ne sottolinea le aperture metodologiche, acute a quella data, che anticipano gli studi poi apparsi su Kandinsky. Nello studio di Marisa Volpi è già tratteggiato il rapporto dell’artista con il simbolismo monacense e francese, con la cultura popolare del mondo russo, con i costruttivisti russi e poi con Arp; e il confronto teorico con Worringer e con il gestaltismo.


Ferroni

Giulio Ferroni nel suo intervento Le città, la scrittura, la vita, coglie alcuni aspetti della prosa di Marisa Volpi, segnata dal nesso fra scrittura e critica e dall’immagine come “dato essenziale dell’esistenza”. Dalla formazione con Roberto Longhi, il relatore fa derivare l’attenzione profonda agli effetti del vedere nello scrivere. Proprie della prosa della Volpi sono le riflessioni sulla finzione e le analisi delle passioni – sulla scia di autori della tradizione francese e italiana. Una scrittura che contiene tante pieghe interne, in cui trovano spazio formidabili affondi sul desiderio, sull’esistenza, sulla non ritrovabilità del tempo. Nei racconti sui pittori (Gericault, Böcklin), “la tensione che anima la pittura è resa in scrittura come un movimento che anima l’immobilità del quadro”.


Macerata

Loredana Finicelli, dopo un avvio sul filo della sua memoria di allieva che ricorda la “didattica generosa” di Marisa Volpi, affronta il tema “geografico” del rapporto con le Marche, raccontando l’itinerario storico, critico e letterario della studiosa, dalla città natale di Macerata a Roma. Sul piano artistico, viene citato Giaquinto, pittore pugliese di cui nelle Marche si conservano diverse opere e a cui la Volpi ha dedicato la sua tesi con Roberto Longhi. Per la letteratura, il richiamo è alla scrittrice Dolores Prato e al suo romanzo Giù la piazza non c’è nessuno, che coglie spazi e caratteri della provincia marchigiana. La via Lauro Rossi, la Biblioteca comunale, lo Sferisterio di Macerata – più volte citate dalla Volpi nei suoi testi autobiografici – illustrano questo percorso psico-geografico.